Storia di 5 secondi

[secondo 0]

il moschettone fa un bel TLAC netto quando scatta dopo aver fatto passare la corda, so che si e’ sentito anche dalla base della via, so che quindi la’ sotto si sa’ che il prossimo passaggio e’ protetto e che quindi non c’e’ bisogno di chiamare corda. Butto il peso a sinistra richiamando il piede destro dall’opposizione larga contro la parete a vicino al piede sinistro in carico, via dal rinvio e raddoppio la presa di sinistra da cui ho moschettonato. E’ una diagonale a 60° da in basso a dx a in alto a sx di un paio di cm. e quindi raddoppiata tiene col peso a sinistra.

[secondo 1]

Sposto gli occhi dalla presa diagonale ancora piu’ a sinistra a cercare la tacchetta che andro’ a prendere li’, la battezzo come quella con qualche granello di magnesite sopra e la valuto a distanza accettabile per andarla a pigliare senza muovere i piedi. Prima di fare il passaggio sposto le dita della mano sinistra il piu’ in alto possibile sulla presa doppia, poi stacco la destra e di corsa la vado a riposizionare al centro della presa pero’ passando SOPRA alla corda che viene dal rinvio, senno’ poi me la trovo in mezzo ai coglioni e non sara’ bene…

[secondo 2]

Allargo la mano sinistra e raggiungo la tacchetta. Cazzo se e’ piccola, 1 cm al massimo ma in compenso molto netta e orizzontale, forse addirittura con un microbordino che fa molto comodo. Chiudo il pollice ad accavallare sopra l’indice e arcuo, e gia mi fa male… che pippa che sono. Agganciato largo su 2 mani  e con il piede sinistro buono, stacco il destro per portarlo 2 palmi piu’ su e piu’ a sinistra, leggermente incrociando per metterne la punta sul gradino inclinato da cui faro’ il prossimo movimento. Appena ci metto il peso sopra va in carico la tacchetta a sinistra e la roccia comincia a mordere i polpastrelli un po’ piu’ forte e arriva la stranota sensazione di conto alla rovescia: con questo carico, questa presa la tengo per 5 secondi, non di piu’. Dopo mi si aprira’ la mano sia dal dolore alle dita o dallo sforzo muscolare, quello che arriva prima. Questa sensazione me la immagino come se avessi due barre sugli avambracci, come quella in cima alla schermata di supermario quando nuota sott’acqua, che inesorabilmente e con regolarita’ indica il tempo che gli rimane prima di morire annegato. Comunque graziaddio questo e’ un problema che questa volta no ho, qui ci devo stare 2 secondi, forse qualcosa meno…

[secondo 3]

Appiccico il corpo alla roccia cominciando dal bacino mentre alzo il piede sinistro in alto, cazzo quanto in alto… Arrivo alla “””cengetta””” obliqua dove va messo il piede sinistro, essa comincia sottilissima e poi si allarga un filo piu’ in alto, pero’ non posso salire troppo senno’ non mi serve a niente, e devo anche stare attento a non metterci tutta la pianta, bisogna battezzare un punto e metterci il bordo interno dell’avanpiede, torcere un minimo il ginocchio verso l’interno e preoccuparsi di poterci spingere, ben piu’ che di potercisi appoggiare.

[secondo 4]

Appiccico gli occhi al bucone lassu’ imponendomi di piantarla di considerarlo fantascientificamente lontano, senno’ tanto vale che me ne stavo a casa… Ha la forma di una “W” un po’ arrotondata, io punto al segmento che va dal centro all’avvallamento in basso a destra, non troppo in alto perche non ci arrivo, non troppo in basso perche non mi terrebbe. Non posso partire secco, mi serve fare un rimbalzino perche la gamba destra e’ tutta stesa e mi ci spingo pochissimo, faccio 1 respiro profondo e soffio via, assesto un minimo sulla destra, stacco il busto e il culo e dondolo un minimo, 1, 2, 3! lancio.

[secondo 5]

Tiro con la sinistra e spingo piu’ forte possibile sulle gambe mentre sparo in alto il braccio destro il piu’ che posso, inclino le spalle per guadagnare quei centimetri di cui ho disperato bisogno per arrivare fin la’. Arrivo in cima alla parabola verticale del lancio esattamente nel momento in cui il palmo della destra schiaffeggia la serpentinite, e in quel preciso momento chiudo le dita. Il bordo e’ buono e sono in alto abbastanza che quando chiudo lo sento sulla falangina. E’ abbastanza, mi spendo di chiudere piu’ duro che riesco perche scommetto duro sul fatto che terra’. Se perdo mi scortico un po’ di pelle di 3 dita, mi riposo 10 minuti e riprovo, che sara’… La cima della parabola dura niente e quasi tutta la massa del corpo accellera a 9.8 m/s^2 dritto verso giu’, quasi perche un paio di kq li scarico sul piede sinistro e un paio sulla mano sinistra, pochissimo ma tutto fa brodo. Il bordo del buco comincia a mordere forte sulle dita spasmodicamente chiuse e morde ogni millisecondo piu’ forte, dopo le dita tutto il braccio, la spalla e tutta la schiena cominciano ad assorbire il contraccolpo e fa male perche’ e’ tutto ancora steso per arrivare un millimetro piu’ in alto e poi lo spazio per assorbire il contraccolpo non c’e’ piu’ e l’accelerazione si schianta sullo zero movimento e diventa tutta peso. Tutto il carico su un punto, tutto l’impulso rimanente in un momento. E’ il momento della verita’, se le dita si devono aprire, si apriranno adesso.

Non si aprono.

Quando finisce l’impulso la mano e’ ancora li’. E’ il momento di urlare per liberare la tensione ora, mentre rimetto in carico tutti i muscoli dalla schiena alla spalla e al braccio, accorciando la leva e riassestando la mano che tiene e i piedi piu’ in alto e in opposizione.

Stacco la sinistra e vado a raddoppiare, da qui non mi tolgono nemmeno le cannonate penso, mentre gli occhi rimbalzano meccanicamente verso il prossimo chiodo.

Ma quelli sono altri 5 secondi, ne parliamo un’altra volta…

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