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unò, dùe – giornata impegnativa per il C.A.Z.

Gran tour del genovesato, messe a curriculum 2 vie molto interessanti, entrambe in qualche modo con afflato montagnesco: la cresta Federici a Punta Martin e la nuova via Andrea e Paolo (anche nota come rocca du Fo) di cui abbiamo gia ampiamente discusso qui.

Ci interessavano queste 2 vie qui per fare un po’ di formazione, progressione in conserva (s)protetta e un po’ di free-solo facile sulla prima e un po’ di abitudine alle vie lunghe ben protette sulla seconda, cosi’ che poi questa estate possiamo SPACCARE I CULI sui monti veri :)

Federici:

Rocca du Fo:

Il C.A.Z. alla riscossa!

[Leggete il disclaimer]

Grande exploit del CAZ (Club Alpino Zapatista) in quel della val Cerusa (gia teatro di imprese mica da ridere, tipo questa e questa) e piu’ precisamente nella zona della nuova via Andrea e Paolo di cui segnalo la relazione fatta da uno dei chiodatori nonche’ il topic relativo sul forum di quotazero.

Leggetela bene la relazione che fa il buon Christian Roccati sul suo sito, per almeno 2 motivi:

  1. suddetto Roccati scrive bene e vale la pena farsi un giro sul suo sito e leggersi un po’ della sua roba, sia online che dentro ai suoi libri
  2. la storia della via e’ abbastanza cruciale per capire perche’ e quanto ci teniamo a questo posto.

L’exploit e’ la realizzazione di una variante di questa via, precisamente al terzultimo e al penultimo tiro. Dovessi scriverne la relazione lo farei cosi':

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Variante al terzultimo e penultimo tiro della nuova via Andrea e Paolo – TD (+?) 30m max VI+(obbl. VI/A2)

Il tiro e’ stato aperto e chiodato dal basso senza l’ausilio di corde fisse, cliffhanger o altro, un rack di friends da una parte, martello e chiodi dall’altra :)

La variante attacca la placca direttamente sopra le roccette di collegamento tra L8 e L9 e sale dritto per dritto in verticale una decina di metri in basso a destra rispetto all’attacco di L9.

Dalla base si vede un chiodo di colore verde sopra un risalto leggermente strapiombante, lo si raggiunge leggermente da destra e si punta il prossimo  chiodo anch’esso di colore verde circa 4 metri piu’ in alto, piazzato alla base di una bellissima dulfer che si sale completamente. Si protegge benissimo a friends medi (1-1,5 bd.) o a nut grandi.
Finita la dulfer si prosegue  lungo una spaccatura che sale in alto a destra (chiodo grigio), all’altezza del chiodo stesso si traversa 2 metri a dx per poi salire in verticale (delicato) puntando l’evidente spaccatura sotto la pancia strapiombante (2 chiodi ravvicinati, 1 a “v” sulla spaccatura e 1 piatto poco piu’ in basso a destra).

La pancia si attacca verticalmente sopra al chiodo nella spaccatura inseguendo in netto strapiombo una serie di tagli orizzontali che si sfruttano come buoni appigli per le mani. Dopo il primo passo di forza si trova un chiodo color inox e poco sopra di esso sui tagli orizzontali e’ possibile proteggersi con friends medio-grandi (2-3 bd.).

Dopo la serie di tagli orizzontali si traversa un metro a destra e su buoni appigli ma sempre in strapiombo si raggiunge la cima di un evidente pilastrino.
Da li’ in poi piu’ facilmente fino a una cengetta con un alberello con cordino (zero chiodi, eventualmente proteggibile con friends medi) e oltre l’ultimo risalto roccioso fino a una cengia ben piu’ grande dove si puo’ sostare su un enorme albero.

NB: questa variante e’ decisamente piu’ difficile della via originale e prevede un livello di ingaggio parecchio maggiore, su 30 metri di sviluppo ci sono infatti 5 chiodi (chiodi, non spit) e il resto va protetto aleatoriamente, compreso lo strapiombo di 6a. Bisogna mettere in conto dei runout tra i 5 e i 7 metri sui passaggi meno compicati. Oltre a cio’ va valutato che la roccia su questo tiro e’ praticamente vergine, al momento in cui scrivo esso e’ stato percorso 5 volte (non per dire poche eh, proprio 5 volte di numero. Compresa l’apertura.) questo significa non che ci sia “rischio” di rompere qualche appiglio, ce n’e’ quasi certezza.

Per questi motivi la ripetizione di questa variante e’ consigliata solamente a chi padroneggia sia il grado che le tecniche di protezione aleatorie.

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DISCLAIMER: non si salgono le montagne da soli. No! Nemmeno con la merda metereologica, tantomeno da soli E con la merda metereologica. Se lo fate e muorite, poi non dite eh l’avevo letto su antisocial che senno’ vi meno. Un’altra cosa che non si fa’ e’ chiodare dal basso le vie di VI grado :)