Category Archives: roccia ghiaccio e neve

Un C.A.Z. dal volto umano

[la spiegazione del perche’ <- qui accanto c’e’ un banner pubblicitario e’ nel post precedente ovvero qui]

Dopo un bel po’ di tempo passato tra di noi, a farci le uscite senza dirlo a nessuno, a pigliarci anche un po’ le prese per il culo e soprattutto a costruire un nucleo solido di amichetti e compagnetti di cui fidarsi in montagna proviamo a uscire un po’ decisamente dall’armadio.

Abbiamo iniziato questo ottobre con una paginetta su faccialibro che stazza circa 500 “amici” e abbiamo organizzato un’uscita combinata verso Punta Martin con 2 gruppi distinti che sono arrivati in vetta per 2 vie diverse, chi da Praglia su di un comodo sentiero, chi su dalla cresta Federici (gia ampiamente discussa qui). La presenza e’ stata entusiasmante, in 10 lungo la cresta e in una trentina sul sentiero :)

Un po’ di foto fatte soprattutto lungo il bellissimo avvicinamento alla Federici e in vetta:

I prossimi appuntamenti saranno un’altra passeggiata in zona Passo della Bocchetta (sopra Isoverde) sabato 15/11 (evento faccialibro qui) e una giornata in falesia ad arrampicare e a imparare manovre e materiali il 30/11 a Finale. Piu’ siamo piu’ ci divertiamo!!

AVANTI C.A.Z.!!

[solito banner pubblicitario da guardare intensamente e anche eventualmente cliccarci sopra cosi’ il C.A.Z. diventa ricco & famoso]


ABBASSA LA CRESTA! [il C.A.Z. sulla cresta est di Punta Udine]

Spedizione quasi himalayana per il C.A.Z. in valle Po, non nell’altitudine, non nella difficoltà ma nei numeri, nella complessità e nell’approccio logistico :)

Un’avanguardia aveva in effetti gia messo il naso su una bella via in zona un mesetto prima, la Michelin-Masoero al monte Granero della quale abbiamo pochissime foto, anzi 2:

ma quella zona ci piace, ci viene comoda e c’e’ il Monviso che ti guarda, quindi ci abbiamo organizzato anche la gitona di fine estate, su una via che ci ha permesso di essere tanti e soddisfatti.

Copio un po’ di dati dalla relazione presa dal bel sito del rifugio Giacoletti e aggiungo un po’  di N.d.R.

Descrizione della via:

La Cresta Est è una grande classica stile “Montagna”.
12 lunghezze di corda aeree, omogenee e logiche su difficoltà moderate.
Vista formidabile sulla parete Nord del MonViso e sull’immensa pianura del Po con il Cervino e il Monte Rosa all’orizzonte.
Adatta a tutti, alpinisti navigati ed arrampicatori che si cimentano con le loro prime vie in montagna, assolutamente da non perdere!

Autori:  Felice Burdino, Dino Genero, Ettore Serafino il 21 settembre 1952
Difficoltà: AD+ 4c max, 4b obbl.
Sviluppo: 400 m
Tempo di salita: 3-4 ore
[N.d.R. – la nostra prima cordata ce ne ha messe qualche minuto meno di 5]

Attrezzatura: Fix 10 mm, piastrine e soste omologate (estate 2009).
[N.d.R. – “soste omologate” non significa nulla. Detto questo, tutte le soste sono formate ALMENO da 2 fix con anello chiuso e a volte un terzo fix. Sono ottime ma vanno collegate.]

Discesa: Dalla vetta seguire gli ometti fino al Colle del Coulour del Porco e il percorso della Ferrata fino al rifugio, fino alla sosta 5 è possibile scendere in doppia.
Attacco: dal Giacoletti salire il sentiero che porta alla base del canale–camino a sinistra dello sperone, 10 minuti. Nome scritto alla base della via.
[N.d.R. – 10 minuti è anche una valutazione esagerata. Se esci dal giacoletti con la tazza di caffè in mano all’alba vedi le piastrine del primo tiro luccicare]

La Via:

L1 30m. Superare il canale-camino e raggiungere la comoda sosta sotto ad un tetto fessurato. 3b, 4b
[N.d.R. – dopo il canale camino, per la comoda sosta si va a dx]

L2 20m. Pochi metri a destra e poi verticalmente fino alla base di una placca fessurata. 3c, 3a

L3 40m. Salire la placca fessurata e poi traversare fino a raggiungere un intaglio esattamente sul filo di cresta. 4c, 4b
[N.d.R. – più precisamente, si sale la placca, poi si traversa qualche metro a sx, poi si sale una seconda placca fino ad uscire in cresta e poi si traversa di nuovo a sx quasi sul filo della cresta. La sosta e’ sulla parete di fronte.]

L4 25m. Superare l’ostico e stretto camino, attenzione allo zaino. 4c, 4b
[N.d.R. – Il problema zaino e’ una palla. A parte andare a rinviare dentro al camino il secondo fix, il modo giusto per affrontare questo passaggio e’ LEGGERMENTE fuori dal camino e LEGGERMENTE a dx. dello stesso. Problema incastri risolto, permane quello dell’umido all’interno del camino, irrisolvibile…]

L5 30m. Seguendo placche poco inclinate e facili gradoni, raggiungere il terrazzino erboso sulla cresta. 3b

L6 30m. Seguire il filo di cresta caratterizzato da gendarmi affilati. 3a
[N.d.R. – tiri facilissimi. Se non temete troppo il drag delle corde e siete SICURI delle loro lunghezze, vale la pena concatenare]

L7 30m. Continuare sulla cresta superando a sinistra un breve risalto fino alla base di uno sperone verticale. 3a

L8 50m. Percorrere il canalino erboso fino al suo termine e raggiungere la Traversata degli Angeli, aerea cengia erbosa che taglia orizzontalmente tutta la parete est della Udine, utilizzata anche come via di fuga dalla cresta.
[N.d.R. – c’e’ una sosta alla base (quella del tiro precedente), una in cima e un fix in mezzo. Non vedo proprio erche’ non fare un tiro di corda, anche se alla veloce…]

L9 35m. Lasciare a sinistra la Traversata degli Angeli e continuare a destra sul pilastrino fratturato e la compatta placconata per ritornare nuovamente sul filo di cresta. 3b, 4a
[N.d.R. – dalla placconata si esce dritti, non a sx (diedro strapiombante sprotetto e difficile), una volta giunti in cresta la sosta e’ 4 metri a sx. Utile un friend esattamente sull’uscita in cresta per non far incastrare le corde]

L10 40m. Seguire l’elegante e panoramica cresta e raggiungere un comodo punto di sosta, bellissima lunghezza. 4b, 4c
[N.d.R. – Il primo tratto in cresta e il secondo su muro verticale. Bellissimo.]

L11 40m. Continuare sulla cresta fino alla base di un modesto torrione. 2b, 3b

L12 30m. Superare il torrione e raggiungere la cresta sommitale a pochi metri dalla croce. 3c, 4a
[N.d.R. – Dritti e poi a sinistra]

Le foto di Luisa:

 

Il C.A.Z. sul Corno Nero (4.322 s.l.m.)

Il Corno Nero è una delle vette del massiccio del Monte Rosa, sta sulla linea di cresta che corre dalla Nordend alla Giordani, tra la Piramide Vincent e la Ludwigshohe.

La sua caratteristica prominente è quella di essere la salita piu’ interessante fatta da nord delle vette comprese tra la Gnifetti e la Giordani, vette queste che dal lato ghiacciaio del Lys sono poco piu’ che dossi nevosi, meno questa qui. Questa qui ha un’impennata di neve a 50° in cima e per arrivare alla madonna di vetta da cui ci si cala c’e’ da fare 20 metri di aerea cresta nevosa e 5 metri di cresta di roccia. Un po’ di pepe :)

Una cordata del C.A.Z. ci ha preceduto di 1 giorno alla capanna Gnifetti ed è salita in autonomia alla piramide Vincent, cosa che avevano fatto altre 2 cordate la settimana prima, rubo qualche foto dai profili FB implicati cosi’ per completezza di info

Il gruppone sale per fare il Corno Nero, e dopo una notte alla Gnifetti partiamo, gruppo compatto fino alla traccia della Vincent, qui c’e’ la prima (e unica!) defezione, in 2 si staccano per tornare alla base, gli altri proseguono.

La traccia fino alla base del Corno Nero è buona e andiamo sù regolari anche se non di corsa. Sotto all’impennata del nevaio che porta in cima cambiamo conformazione delle cordate,  la paura della cresta e della salita a 50° ci suggeriscono di fare un tiro di corda. Alla fine si rivelera’ una soluzione troppo prudente che non ci ha aiutato e ci ha fatto perdere del tempo e prendere un sacco di freddo.

Affrontiamo anche la crestina di roccia finale 1 alla volta, qui c’e’ una bella esposizione sulla est del Rosa e stare legati vicini e’ un po’ tranquillizzante :)

Dalla vetta vera e propria attrezziamo una sosta e ci caliamo alla base del corno, in tempo per vedere arrivare in vetta (!!) uno dei 2 che si era staccato quasi 2 ore prima, che ha fatto in tempo a tornare alla gnifetti e a tornare su da solo. Chapeau.

Le foto di Luisa:

 

Daje de mortificazione della carne!! [il C.A.Z. sulla nord del Pizzo d’Uccello]

CAM00435

[NDR: Il C.A.Z. come gli antichi]

Ne parliamo da anni.
L’abbiamo guardata con gli occhi a forma di cuore e il culo strettissimo per belle mezz’ora ogni volta che ci siamo capitati vicino.
Ne abbiamo studiato le foto, letto ossessivo-compulsivamente le relazioni.
Abbiamo sognato di andare a vedere le scritte a vernice rossa sulle sue soste.
Abbiamo chiesto in giro, scroccato pareri a TUTTI, addirittura chiesto a qualcuno se veniva con noi.

Poi, alla fine, complice un’estate di tempo dimmerda abbastanza proibitiva per andare in alta quota e l’orribile prospettiva di un lungo periodo in cui un CAZzaro non sara’ dei nostri, abbiamo buttato gli indugi alle ortiche e ci siamo andati.

E perdio se abbiamo fatto bene!

Uso come traccia questa e questa  relazioni che ci siamo portati dietro per fare un po’ di cronaca della gita e per fare un po’ di correzioni/rettifiche/aggiunte alla relazione stessa, per renderla piu’ simile a quello che abbiamo visto noi.

Qualche immagine in fondo, enjoy! :)

## ACCESSO ##

Autostrada A15 uscire ad Aulla. Svoltare a destra e seguire le indicazioni per Fivizzano.
Dopo qualche chilometro seguire per Casola in Lunigiana e successivamente per Minucciano.
Dopo il paese, superare una galleria svoltare a destra seguendo le indicazioni per “Orto di Donna” e per il Rifugio Donegani.
NB: E’ lunga. E tortuosa e non finisce mai e se fatta di sera ti colgono i dubbi che sei troppo in culo ai lupi. No, bisogna tenere duro e andare avanti. ++in culo ai lupi.

## AVVICINAMENTO E ATTACCO ##

Dal rifugio la strada e’ sbarrata, si parcheggia e prosegue a piedi.
Oltrepassato il primo tornante, imboccare, sulla dx, il sentiero nr 187 per la Foce Sìggioli.
Proseguire lungo il sentiero fino a giungere sulla cresta di Caprarossa (1420 Mt. cir ca – qui corre il sentiero n. 181) da dove è possibile ammirare la parete nord del Pizzo. Poco sopra inizia la ferrata “Zaccagna” che percorrendo in vertiginonsa discesa la lunga e affilata cresta porta nell’anfiteatro sotto la parete. Terminata la ferrata ci si dirige verso la base della parete fino a giungere ai “Cantoni di Neve Vecchia” (nomignolo appioppato dag li abitanti del posto perché in questo
angolo la neve resta a lungo). A circa un terzo della parete si può notare un’evidentissima depressione e, sulla sua verticale, un caratteristico tetto a freccia.
Da questo punto risalire circa un centinaio di metri verso sinistra (viso a monte) fino ad un piccolo ripiano dove c’è un chiodo di sosta.

[NDR: noi abbiamo montato una tenda dal giardino del rifugio e l’abbiamo smontata prima dell’alba. L’alba vera e propria ci ha colto sul sentiero, che prima corre nel bosco per poi uscirne poco sotto la cresta. Da qui, con la luce nuova la parete del Pizzo e’ impressionante, ce n’e’ abbastanza per consigliarti di tornare a casa… La ferrata e’ lunga e ripida, la corda d’acciaio morde. Si puo’ fare senza imbrago, ma sono utili dei guanti]

## LA VIA ##

1° tiro:
salire verticalmente per qualche metro puntando all’evidente chiodo. Aggirare lo spigolo a destra e poi salire in direzione di un diedro oltre il quale si traversa a sinistra. Ignorare la sosta (2 chiodi+spit) e salire una paretina sino alla sosta sovrastante (2 chiodi con cordino).
25 Mt., IV°+, 3 chiodi, 1 sosta intermedia.

2° tiro:
salire obliquando verso destra lungo una rampa. Sostare in corrispondenza di un terrazzino alla base di un diedro (2 chiodi con cordone). 25 Mt., III°, IV°. Non proseguire nel diedro poiché qui inizia la via Diretta dei Pisani. 25 Mt., III°+.

[NDR: le lunghezze sono a caso e il materiale segnalato in via e in sosta pure. Cio’ vale per TUTTA la relazione. Gli spit NON ci sono mai e i chiodi sono drammaticamente meno di quelli indicati. Nel primo tiro c’e’ solo quello iniziale e l’evidente chiodo poco sopra. Noi questi 2 tiri li abbiamo concatenati fino a sostare sotto al diedro-canale della Diretta dei Pisani. Con 60 metri ci si arriva al pelo]

3° tiro:
seguire l’enorme rampa erbosa abbattuta verso sinistra sino ad un diedro. Attenzione che la rampa continua e la si deve seguire. Salire il diedro (piccolo e facile) e sostare su due chiodi e un vecchio spit. 40 Mt., II°, III°, IV°, 1 chiodo.

4° tiro:
ancora lungo la rampa; oltrepassare un alberello (cordino) e salire delle placche sino a giungere in sosta formata da 3 chiodi uniti da un cordone. 40 Mt., III°, 2 chiodi, 1 cordino su pianta.

5° tiro:
ancora lungo la rampa obliqua. Si supera un diedrino molto corto ma con passo delicato e salendo su di un pulpito a dx si raggiunge un ampio canale. Si sosta prima di entrarvi su chiodi. 30 Mt., III°, IV°, 1 chiodo.

[NDR: se ne fanno di 3 -> 2. Si sosta sull’alberello in mezzo a L4 e si guadagna un tiro. Questi tiri sono molto facili, vale la pena correre e guadagnare tempo]

6° tiro:
salire nel canale che man mano si stringe sino a diventare camino. Dove diventa troppo (?) stretto si sosta su due chiodi sulla destra.
50 Mt., III°, III°+, 1 chiodo (sulla sinistra del canale).

7° tiro:
salire il camino per poi uscirne sulla destra su una rampa detritica. Proseguire lungo la rampa riportandosi progressivamente verso sinistra alla base del camino successivo. Sosta su due chiodi. 55 Mt., IV°, III°, 2 chiodi.

8° tiro:
ancora lungo il camino con difficoltà sostenute sino ad arrivare ad una terrazza detritica dove sulla sinistra, sopra la sosta, vi è scritto in vernice rossa “Lotta continua”. 55 Mt., III°, IV°+, 6 chiodi.

[NDR: il camino di L8 e’ stretto e antipatico, lo zaino ci si incastra e si dicono MOLTE bestemmie. Usciti dal camino la terrazza dietrtica e’ sulla sx e la sosta e’ in alto. Si legge la scritta, non si puo’ sbagliare. Solita moria di chiodi in via…]

9° tiro:
salire il camino di destra, quando esso si apre spostarsi sulla parete sinistra e salire fino a superare uno strapiombino. Obliquare poi a sinistra, salire una lama per un paio di metri giungendo su un terrazzino. Da qui si rientra nel camino a sinistra con un breve passo in discesa. Si sale alcuni metri fino alla sosta su chiodi con cordino. E’ possibile traversare a sinistra prima dello strapiombino rientrando subito nel camino, si vedono 2 chodi. Sembrerebbe più semplice ma non sappiamo come sia.
55 Mt., IV°+, IV°, 6/7 chiodi (di cui uno instabile).

10° tiro:
tiro con il “singolo” chiave della via. Si sale il camino (ignorare la sosta che incontra) sino a quando diviene strapiombante. Qui, atleticamente, si traversa verso destra (eventualmente azzerabile) uscendo su facili rocce da risalire fino alla sosta su 2 chiodi. 50 Mt., IV°, V°+, IV°, 4 chiodi.

[NDR: Dalla sosta il passaggio altletico si vede, il che e’ comodo per i secondi… Tutti quei chiodi su L9 non ci sono.]

11° tiro:
proseguire senza via obbligata rimontando rocce abbastanza semplici raggiungendo così la sommità del primo pilastro. Sosta da attrezzare. 50 Mt., III°, 2 chiodi.

12° tiro:
ancora per rocce semplici sino a raggiungere una sosta dove con vernice rossa c’è una scritta “Potere alle masse”. Proseguire a destra della sosta su terreno a tratti erboso fino ad un ripiano alla base di un diedro molto verticale. La sosta è su due chiodi, uno difficile da utilizzare perché piantato molto profondamente. 55 Mt., III°, 2 chiodi.

[NDR: il pilastrino di L11 va attaccato dritto per dritto. Non bisogna farsi tentare dalla via apparentemente piu’ facile a dx (come invece abbiamo fatto noi…) perche’ tanto poi si deve ritornare verso la sommita’ del pilastrino e gli ultimi 10 metri di qua sono spessi e con zero protezioni]

13° tiro:
salire la parete a destra della sosta superando un tratto strapiombante (due begli appigli instabili) quindi traversare a sinistra sino a raggiungere il diedro. Risalirlo fino ad incontrare la sosta su 3 chiodi. 30 Mt., V°, V°+, 6 chiodi.

14° tiro:
salire obliquando a sinistra per facile rampa sino ad imboccare un camino. Si sosta su due chiodi (piuttosto distanti tra loro).
30 Mt., III°, II°, 1 chiodo

[NDR: il diedro di L13 vale la via. Verticale, sostenuto, continuo, bellissimo. Qui addirittura qualche chiodo c’e’, occhio in basso perche’ a rinviare i primi 2 si fa uno zigzag di corda che alla fine del tiro si paga salato in termini di attrito. Noi ‘sti 2 tiri li abbiamo concatenati in un mostro da 60 metri perche’ lo scrivente non ha trovato S13. La sosta in cima a L14 e’ un filo prima del camino]

15° tirio:
salire il camino (non sempre continuo). Noi abbiamo proseguito fino ad incontrare sulla destra una placca appoggiata con 2 chiodi di sosta uniti da cordone. Possibilità di spezzare il tiro, altre soste presenti. 65 Mt., III°, IV°, 5/7 chiodi.

16° tiro:
riportarsi nel camino, superare i due chiodi di sosta che si incontrano sulla sinistra e spostarsi a destra riprendendo a salire con bellissima spaccata il camino che diviene sempre più verticale. Verso il suo termine un paio di passi in leggero strapiombo permettono di raggiungere rocce più semplici e sostare sulla dx. 55 Mt., IV°, IV°+, numerosi chiodi.

[NDR: questo pezzo di relazione e’ inutile :( Il Tiro da 65 metri non lo so dove se lo sono inventato ma va da se che con 2 mezze da 60 non si puo’ fare… Soste con cordoni non ce ne sono e tutti quei chiodi nemmeno. Fondamentalmente si deve seguire il caminone, dritto per dritto, sostando dove si trova. Fino alla sosta di cui parla la relazione la gente normale con le corde normali fa 3 tiri. Lunghi.]

17° tiro:
salire le ultime rocce fino al pendio detritico. Facendo attenzione ai sassi instabili salire verso destra raggiungendo così la sommità del secondo pilastro. Si sosta su un fix con anello ed un chiodo. 40 Mt., III°, II°.

[NDR: qui ci siamo persi. Quel “verso destra” e’ fuorviante, la sommita’ del pilastrino e’ in alto, piu’ dritto possibile, non a DX. La chiave per non perdersi e’ non mollare MAI il diedro finche’ ce n’e’ e andare in LEGGERISSIMA dx solo alla fine. Bisogna evitare come la peste di stare troppo a dx perche’ in quel caso ci si porta sulla faccia del pilastro, su di un terreno verticale, estremamente instabile e completamente sprotetto fatta salva una sosta a 2 chiodi martellati contro una lama che suona vuoto. Noi questa deviazione l’abbiamo fatta sotto un acquazzone. Agghiacciante.]

18° tiro:
dalla sosta in cima al secondo pilastro breve trasferimento lungo la crestina che lo collega all’ultimo risalto.
20 Mt. conserva

19° tiro:
attaccare lo spigolo vincendo un leggero strapiombo (chiodo visibile dalla sosta) e proseguire poi o lungo lo spigolo o piu’ a dx dentro una ripida spaccatura. Sosta su 2 chiodi un paio di metri sopra la fine della spaccatura.
25 Mt. IV°

20° tiro:
Piegare a destra e salire un caminetto articolato sino al suo termine dove si esce sulla destra. Infine rimontando facili rocce si raggiunge la cresta sommitale dove si sosta su spuntone.
40 Mt. IV°, II°

Da qui per facili roccette lungo la cresta alla vetta.

## DISCESA ##
Dalla vetta scendere mediante la via Normale (bolli) che corre lungo la cresta est fino a giungere alla Foce di Giovo (non fermarsi al Giovetto) dove è situata una palina in legno con delle indicazioni. Scendere a sinistra (sentiero n. 37) in direzione delle cave di marmo di “Orto di donna” e del rifugio Donegani.

[NDR: ci siamo mezzi persi pure in discesa e l’abbiamo allungata di molto rifacendo un lungo pezzo di sentiero dell’andata. Ma ‘sticazzi, ormai eravamo coi piedi per terra e non pioveva piu’ :)]

## IMMAGINI ##

unò, dùe – giornata impegnativa per il C.A.Z.

Gran tour del genovesato, messe a curriculum 2 vie molto interessanti, entrambe in qualche modo con afflato montagnesco: la cresta Federici a Punta Martin e la nuova via Andrea e Paolo (anche nota come rocca du Fo) di cui abbiamo gia ampiamente discusso qui.

Ci interessavano queste 2 vie qui per fare un po’ di formazione, progressione in conserva (s)protetta e un po’ di free-solo facile sulla prima e un po’ di abitudine alle vie lunghe ben protette sulla seconda, cosi’ che poi questa estate possiamo SPACCARE I CULI sui monti veri :)

Federici:

Rocca du Fo: