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Dent d’Herens [siamo cosi forti,fragili e minuscoli]

Nella prima foto e’ quello a destra in primo piano, quello dietro a sinistra e’ il Cervino che sara’ (spero) un’altra storia da raccontare presto. Per ora questa che e’ gia abbastanza…

Le altre foto sono fatte dalla via di discesa :)

Come al solito non mi metto a riscrivere l’ennesima relazione della salita che ce ne sono di bellissime anche su internet e farei dei doppioni fatti peggio, quelle a cui abbiamo fatto piu’ riferimento sono questa, questa che piu’ di una relazione e’ un fotoracconto e mi permetto di segnalare anche un  video: Dent d ‘Hérens 4171m. – Cresta Tiefmatten (clic destro e apri in nuova tab senno’ si scassa tutto) che ha fatto tale Beppe Furigo che e’ uno notevole, cercatevi i video di fakiro777 su youtube e ditemi…

1. la mossa di spezzare l’avvicinamento in 2 pezzi e’ una buona mossa. Si arriva il giorno 1 al rifugio Prarayer dopo 1 ora circa di noiosa marcia ai bordi del lago artificiale in cima alla Valpelline, accanto alla diga del quale si parcheggia. La prima notte a 2000 metri fa parecchio comodo per l’acclimatamento, e anche abbastanza comodo fa spezzare l’avvicinamento al vero punto di partenza per l’ascensione che e’ il rifugio Aosta, solo 800 metri piu’ su ma distanti 3 ore abbondanti di marcia (secondo il CAI, in realta’ ce ne abbiamo messe 2,5) e un pezzo di ferrata… Palle sovrumane.

2. domenica, il giorno che siamo arrivati all’Aosta, ha fatto brutto tempo tutto il di’, pioggia, grandine e ventaccio. Tutti quelli che hanno tentato la vetta in quel giorno sono tornati indietro e si vocifera di verglass sulle creste. Uno spasso… Uno spasso aspettare di capire se e’ il caso di partire o no, se e’ il caso di scegliersi un’altra via o no, uno spasso sentire i racconti di quelli in discesa… Uno spasso.

Il commento che chiude la giornata e’ stato “che ci andremo a fare sul dent d’herens… per fare tutto ‘sto sbattone tanto valeva fare il cervino”. Fatto dall’unico istruttore del CAI presente che ha fatto tutteddue. Uno spasso…

3. E fu sera e fu mattina,  si parte, alle 3:30 del mattino con le frontali e lo zaino carico. La prima ora e’ un pietraio dimmerda, i rifiuti del ghiacciaio delle grand murailles, poi finisce il pietraio e inizia il ghiacciaio, e dopo 1 ora a schivare i crepacci si arriva sotto al colle tiefenmatten ovvero qui:

Le corde fisse servono a proteggere un saltone di roccia molto brutto e molto “marcio” per cui a parte il primo che passa, quelli dietro si pigliano scariche di sassate in faccia dal primo passo all’ultimo. Tecnicamente facile, c’e’ solo 1 passaggio un po’ di forza all’inizio e un passaggio esposto in cima quando finiscono le corde prima di arrivare al colle vero e proprio. Tutto sommato un posto brutto e scomodo, dove se non si macina abbastanza un gruppo numeroso puo’ perdere davvero tanto tempo prezioso.

4. la cresta vera e propria parte dal colle e va a morire all’inizio del nevaio, e’ lunghissima, non finisce mai. Pero’ c’hai le murailles da una parte e la dent blanc dall’altra che sembrano a 100 metri, uno spettacolo. Tecnicamente i passaggi da fare a tiri sono 2 o 3 dipende da quanto uno se la sente calda, sono facilmente individuabili (in uno all’inizio c’e’ anche un cordone incastrato su uno spuntone…) dal fatto che saltano dei gendarm, sono lunghi una trentina di metri e sono max III+. In tutta la cresta ci stanno 2 chiodi. 2 eh, non per dire pochi, proprio per dire che prima ce n’e’ 1, poi un altro e BASTA.

Dice, pero’ e’ facile, e sticazzi che e’ facile, ce lo so che e’ facile, pero’ 3500 metri si sentono tutti, e poi gli scarponi, i guanti, la piccozza, lo zainone, il ghiaccio nelle tacche, centinaia di metri di esposizione… Non e’ esattamente come a Finale in shorts e scarpette.

E poi la cresta finisce, e inizia il nevaio.

5.  ‘sto nevaio comincia intorno ai 35-40° per poi impennarsi sempre piu’ fino ai 60° sotto al suo camino terminale. 600 metri di dislivello con il tempo in rapidissimo deteriorarsi, vento in faccia, nevischio addosso e a coprire le tracce. Bene, ma non benissimo. E poi sappiate che sul camino terminale (una cinquantina di metri VERAMENTE ripidi.) non e’ vero che ci stanno le soste a spit come dicono alcune relazioni.

6. col camino finisce questo maledetto nevaio e da una selletta comincia la cresta terminale, si e’ sui 4000 metri e spicci e e’ un posto agghiacciante, quasi 2000 metri di esposizione per parte e la cresta di misto li’ davanti che ti aspetta. Abbiamo aspettato uno spiraglio di “buono” e siamo partiti a sparo per la cresta, una cavalcata a testa bassa senza mettere nemmeno una protezione, su passaggi di ghiaccio larghi un palmo, su placchette verglassate quasi verticali e saltoni di granito, finche non si arriva a una crestina un filo piu’ larga che sale, sale e poi spiana e poi scende e poi sei arrivato.

Quella cresta li’ coi ramponi, la roccia vetrata, le creste di neve, il vento e la neve in faccia, Cervinia sotto i talloni  2100 metri sotto i talloni e’ stata di sicuro una delle esperienze piu’ forti ever. Il cervello nel frullatore :) (dal minuto 2:40 del video linkato sopra)

“Non andare fuori di testa” e’ il mantra che mi ha accompagnato nelle ultime centinaia di metri, me l’ha detto Armando Antola (istruttore del CAI, ottantadue 4000 sulle alpi, due 8000 ecc, mica un cretino qualsiasi )quando abbiamo incrociato la sua cordata che scendeva mentre noi salivamo, all’inizio della cresta. Senza mantra, ero ancora li’ :)

7.  poi giu sulla cresta terminale, giu sul nevaio, 7 doppie per evitare la tiefenmatten in discesa, giu dal ghiacciaio, giu dalla pietraia, mezz’ora di relax in rifugio, giu dalla ferrata, giu dal sentiero fino al prarayer e attorno al lago artificiale fino al parcheggio. Alle 23:00 dopo 20 ore in ballo.

Non sono mai stato cosi’ stanco in vita mia :)