Breithorn occidentale [my cock can walk right though the door]

DISCLAIMER: non si salgono le montagne da soli. No! Nemmeno con la merda metereologica, tantomeno da soli E con la merda metereologica. Se lo fate e muorite, poi non dite eh l’avevo letto su antisocial che senno’ vi meno.

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Ho fatto il 4000 piu’ “facile” (ahahah.) delle Alpi, e siccome era “facile” (ahahah.) l’ho fatto in solitaria e con una finestra di tempo “buono” di 1 ora che mi si e’ chiusa in faccia dopo 30 minuti.

Virgoletto “buono” perche’ questa valutazione e’ graficamente rappresentata nell’immagine qui a fianco, che sembra un orrido blob grigio ma in realta’ guardando al fondo c’e’ un paio di figurette umane a qualche decina di metri. Sullo sfondo ci stanno i 3 Breithorn e le vette del Rosa. Belli eh? :)

Va da se che quella che di solito e’ piu’ che una traccia, un sentiero affollatissimo scavato nella neve compatta questa volta era un nastrino appena visibile che il nevischio incessante tendeva a ricoprire di continuo.

La frequentazione e’ compatibile con le condizioni, ho incrociato 4 o 5 cordate che scendevano un po’ basite e ho superato un gruppo di 8 tedeschi. Sono quelli di questa foto qui accanto, presa dalla vetta mentre loro sbucano, la finestra e’ in decisa chiusura…

Poi ho superato una cordata di spagnoli basitissimi, mi sono anche curato di fargli da guida in discesa perche non si vedeva a un palmo dal naso, nevicava forte e erano oggettivamente degli scappati di casa, questo mi ha permesso di accumulare karma in quantita’ sufficente a farci tornare agli impianti tutti in un pezzo :)

Sono questi qui, si chiamano Juan e NonLoSo, se vi riconoscete fate un fischio :)

Anche la prossima foto e’ solo apparentemente un blob grigio, in realta e’ la cresta sommitale e serve per avere un’idea della visibilita’ :)

 

Ci starebbe a questo punto una foto di me in vetta ma mi sa che mi vergogno troppo per mettere la faccia sulla internet autocelebrativamente per cui nisba almeno per adesso, magari mi piglio meglio in futuro.

Il sottotitolo lassu’ tra [quadre] e’ un verso di “Cigaro” dei System of a Down, dall’album Mezmerize. E si ascolta, per esempio, qui

Dent d’Herens [siamo cosi forti,fragili e minuscoli]

Nella prima foto e’ quello a destra in primo piano, quello dietro a sinistra e’ il Cervino che sara’ (spero) un’altra storia da raccontare presto. Per ora questa che e’ gia abbastanza…

Le altre foto sono fatte dalla via di discesa :)

Come al solito non mi metto a riscrivere l’ennesima relazione della salita che ce ne sono di bellissime anche su internet e farei dei doppioni fatti peggio, quelle a cui abbiamo fatto piu’ riferimento sono questa, questa che piu’ di una relazione e’ un fotoracconto e mi permetto di segnalare anche un  video: Dent d ‘Hérens 4171m. – Cresta Tiefmatten (clic destro e apri in nuova tab senno’ si scassa tutto) che ha fatto tale Beppe Furigo che e’ uno notevole, cercatevi i video di fakiro777 su youtube e ditemi…

1. la mossa di spezzare l’avvicinamento in 2 pezzi e’ una buona mossa. Si arriva il giorno 1 al rifugio Prarayer dopo 1 ora circa di noiosa marcia ai bordi del lago artificiale in cima alla Valpelline, accanto alla diga del quale si parcheggia. La prima notte a 2000 metri fa parecchio comodo per l’acclimatamento, e anche abbastanza comodo fa spezzare l’avvicinamento al vero punto di partenza per l’ascensione che e’ il rifugio Aosta, solo 800 metri piu’ su ma distanti 3 ore abbondanti di marcia (secondo il CAI, in realta’ ce ne abbiamo messe 2,5) e un pezzo di ferrata… Palle sovrumane.

2. domenica, il giorno che siamo arrivati all’Aosta, ha fatto brutto tempo tutto il di’, pioggia, grandine e ventaccio. Tutti quelli che hanno tentato la vetta in quel giorno sono tornati indietro e si vocifera di verglass sulle creste. Uno spasso… Uno spasso aspettare di capire se e’ il caso di partire o no, se e’ il caso di scegliersi un’altra via o no, uno spasso sentire i racconti di quelli in discesa… Uno spasso.

Il commento che chiude la giornata e’ stato “che ci andremo a fare sul dent d’herens… per fare tutto ‘sto sbattone tanto valeva fare il cervino”. Fatto dall’unico istruttore del CAI presente che ha fatto tutteddue. Uno spasso…

3. E fu sera e fu mattina,  si parte, alle 3:30 del mattino con le frontali e lo zaino carico. La prima ora e’ un pietraio dimmerda, i rifiuti del ghiacciaio delle grand murailles, poi finisce il pietraio e inizia il ghiacciaio, e dopo 1 ora a schivare i crepacci si arriva sotto al colle tiefenmatten ovvero qui:

Le corde fisse servono a proteggere un saltone di roccia molto brutto e molto “marcio” per cui a parte il primo che passa, quelli dietro si pigliano scariche di sassate in faccia dal primo passo all’ultimo. Tecnicamente facile, c’e’ solo 1 passaggio un po’ di forza all’inizio e un passaggio esposto in cima quando finiscono le corde prima di arrivare al colle vero e proprio. Tutto sommato un posto brutto e scomodo, dove se non si macina abbastanza un gruppo numeroso puo’ perdere davvero tanto tempo prezioso.

4. la cresta vera e propria parte dal colle e va a morire all’inizio del nevaio, e’ lunghissima, non finisce mai. Pero’ c’hai le murailles da una parte e la dent blanc dall’altra che sembrano a 100 metri, uno spettacolo. Tecnicamente i passaggi da fare a tiri sono 2 o 3 dipende da quanto uno se la sente calda, sono facilmente individuabili (in uno all’inizio c’e’ anche un cordone incastrato su uno spuntone…) dal fatto che saltano dei gendarm, sono lunghi una trentina di metri e sono max III+. In tutta la cresta ci stanno 2 chiodi. 2 eh, non per dire pochi, proprio per dire che prima ce n’e’ 1, poi un altro e BASTA.

Dice, pero’ e’ facile, e sticazzi che e’ facile, ce lo so che e’ facile, pero’ 3500 metri si sentono tutti, e poi gli scarponi, i guanti, la piccozza, lo zainone, il ghiaccio nelle tacche, centinaia di metri di esposizione… Non e’ esattamente come a Finale in shorts e scarpette.

E poi la cresta finisce, e inizia il nevaio.

5.  ‘sto nevaio comincia intorno ai 35-40° per poi impennarsi sempre piu’ fino ai 60° sotto al suo camino terminale. 600 metri di dislivello con il tempo in rapidissimo deteriorarsi, vento in faccia, nevischio addosso e a coprire le tracce. Bene, ma non benissimo. E poi sappiate che sul camino terminale (una cinquantina di metri VERAMENTE ripidi.) non e’ vero che ci stanno le soste a spit come dicono alcune relazioni.

6. col camino finisce questo maledetto nevaio e da una selletta comincia la cresta terminale, si e’ sui 4000 metri e spicci e e’ un posto agghiacciante, quasi 2000 metri di esposizione per parte e la cresta di misto li’ davanti che ti aspetta. Abbiamo aspettato uno spiraglio di “buono” e siamo partiti a sparo per la cresta, una cavalcata a testa bassa senza mettere nemmeno una protezione, su passaggi di ghiaccio larghi un palmo, su placchette verglassate quasi verticali e saltoni di granito, finche non si arriva a una crestina un filo piu’ larga che sale, sale e poi spiana e poi scende e poi sei arrivato.

Quella cresta li’ coi ramponi, la roccia vetrata, le creste di neve, il vento e la neve in faccia, Cervinia sotto i talloni  2100 metri sotto i talloni e’ stata di sicuro una delle esperienze piu’ forti ever. Il cervello nel frullatore :) (dal minuto 2:40 del video linkato sopra)

“Non andare fuori di testa” e’ il mantra che mi ha accompagnato nelle ultime centinaia di metri, me l’ha detto Armando Antola (istruttore del CAI, ottantadue 4000 sulle alpi, due 8000 ecc, mica un cretino qualsiasi )quando abbiamo incrociato la sua cordata che scendeva mentre noi salivamo, all’inizio della cresta. Senza mantra, ero ancora li’ :)

7.  poi giu sulla cresta terminale, giu sul nevaio, 7 doppie per evitare la tiefenmatten in discesa, giu dal ghiacciaio, giu dalla pietraia, mezz’ora di relax in rifugio, giu dalla ferrata, giu dal sentiero fino al prarayer e attorno al lago artificiale fino al parcheggio. Alle 23:00 dopo 20 ore in ballo.

Non sono mai stato cosi’ stanco in vita mia :)

 

E’ stato stocazzo! [alpinisti 3 – 0 subbaqqui]

Aka “vietato volare”.

La settimana scorsa andavo a Savona in macchina per partecipare a una festa di Intercultura, all’altezza di Voltri ci sono i cantieri con gli omini in strada (quelli che autostrade per l’italia in una botta di inspiegabile xenofilia chiama “men at work”) e uno degli omini ci ha attraversato davanti. Attraversato, l’autostrada, e andavo a 110km/h…

Mo’, se lo stiravo, che cazzo era, una vittima dell’autostrada o del fatto che se ti metti nel posto sbagliato al momento sbagliato e con le cautele sbagliate ti poni nelle condizioni in cui se qualcosa va storto ti fai male?

Questo noioso preambolo serve a introdurre, come nel post precedente, il concetto che “vittima della montagna” non significa un cazzo di niente.

Nei 2 scorsi weekend, che io sappia ci sono stati 3 morti in montagna, tutti 2 weekend fa perche questo faceva merda su tutto l’arco alpino per cui poca gente in quota e pochi che si fanno male. Analizziamoli.

Un meranese di 33 anni e’ morto sulla cresta del coston o Hintergrat (relazione qui) che e’ un AD da quasi 2000 metri di dislivello a salire (1300 dal rifugio dove pare questi fossero) con passaggi di IV e 11 ore rifugio -> vetta -> rifugio, che detta cosi’ e’ un po’ asettico mi rendo conto, il dato importante e’ che la somma di quei numeri li’ dice che si arriva in cima abbastanza provati dalla stanchezza. La dinamica dell’incidente non e’ chiara, quelli che copincollano la velina dei ansa dicono “precipitato” ma spunta qua e la’ anche l’ipotesi malore…

Ora io non lo so quanto e’ ovvio a chi legge ma a me si: se ti metti nelle condizioni di fare 1300 metri di dislivello in 6 ore senza soluzione di continuita’ devi essere allenato, perche qualsiasi cazzata che ti piglia si ingigantisce e esiste la NON remota possibilita’ che ti pigli un colpo.

As simple as this.

Volete fare una prova? 1300 [dislivello] / 3 [altezza media di un piano in un palazzo piu’ o meno moderno] =  433.32 ovvero pigliatevi mezza giornata e fatevi quattrocentotrenta piani di scale in 6 ore. Poi aggiungete uno zaino da montagna (diciamo un 7 kg), degli scarponi ramponabili (1,5 kg) e l’attrezzatura sull’imbrago (2 kg), fatelo al buio per le prime 2 ore, bevendo e mangiando solo cose che portate nello zaino e ogni tanto aggiungete roccia verticale e ghiaccio. Ora togliete da 1/4 a 1/3 dell’ossigeno (se vi viene difficile di farlo a livello del mare dovrebbe essere simile fumare un paio di pacchi di sigarette)

Come state? Ok. Ora il contrario. In discesa. Se a uno gli piglia un colpo sara’ mica colpa dell’Ortles?!

La seconda (di nuovo una ragazza…) e’ morta sul gran pilastro delle pale di san martino, segnatamente sulla Langes Merlet che e’ una classica di III e IV LUNGHISSIMA, 650m di dislivello solo di via, 800 di sviluppo piu’ 250 di roccette e 2h 30′ di avvicinamento…

Si chiamava Marianna e in questo periodo faceva il corso per istruttori del CAI quindi verosimilmente sapeva cosa stava facendo. La via non presenta difficolta’ elevate e dalle relazioni (qui e qui) non pare un incubo da proteggere, dopodiche in 800 metri puo’ succedere qualsiasi cosa anche a un aspirante istruttore, anche l’impensabile, ovvero il distacco di un serio pezzo di costone su una via che e’ frequentata da 90 anni.

Arrampicare i big walls e’ PERICOLOSO, lo sappiamo bene e lo sa ancora meglio un aspirante istruttore del CAI. Ogni tanto suddetti big walls ce lo ricordano.

Il terzo e’ un signore di 47 anni altoatesino che si chiamava Reinhold, stava su una via di V sul catinaccio e piu’ precisamente (deduco…) sulla cima orientale di Valbona, spigolo nord-ovest, via Dulfer. Relazioni qui e qui

Pare che questo sia volato per tutta la via e che i carabiniari l’abbiano raccolto dal fondo. Come questo sia possibile mi sfugge completamente, in una via di V sulle dolomiti lunga 400 metri, i momenti in cui uno non e’ assicurato semplicemente non esistono, quindi delle 2 l’una, o una serie incredibile di cose e’ andata storta, talmente incredibile da non essere nemmeno ricostruibile, o si e’ rotto qualcosa.

O in effetti c’e’ una terza opzione: qualcuno ha fatto una sonora cazzata. Ma questo e’ altamente improbabile in una via del genere, dalla quale oggettivamente se sei nelle condizioni di poter anche solo temere che farai una cazzata talmente grossa da risultare fatale, dovresti tenerti ben lontano. E i tuoi compagni di cordata non ti dovrebbero portare.

Scusate le poche immagini ma sono preso male :(

Alpinisti 3 – Subbacqui 1

Che poi in effetti gli alpinisti sono 2 e il terzo e’ un escursionista per cui non conta. Non me ne vogliano gli escursionisti ma non conta…

Il primo morto del weekend in montagna e’ una signora austriaca di 27 anni (il marito e compagno di cordata e’ ancora in ospedale a Bolzano), la loro cordata e’ stata travolta da una slavina di ghiaccio e neve alla base della parete nord dell’Ortles che avevano attaccato prima dell’alba.

La nord dell’ortles e’ fatta cosi’, la salita di misto e’ data TD (tres difficile…), e’ di 1300 metri e in cima ci sono tratti di ghiaccio a 80°. Relazioni qui e qui. La caratteristica piu’ sinistra di questa paretona di roccia e ghiaccio e’ quella di essere un susseguirsi di imbuti. Se si stacca qualsiasi cosa da ovunque nella parete (e in un chilometro e mezzo di parete di roccia e ghiaccio, qualcosa si stacca SEMPRE), tu che sei alla base di uno dei colatoi ti pigli questo qualcosa sulla fronte quasi con certezza matematica. Questo e’ il principale motivo per cui la salita e’ considerata MOLTO pericolosa e si [dovrebbe] affronta sempre e solo a inizio stagione (non dopo maggio) facendo la parte piu’ a valle in piena notte quando puoi immaginare e un po’ sperare che il freddo tenga su’ i seracchi un po’ di piu’… A inizio luglio questa via, e ancora di piu’ la parte sotto la “gola”, e’ una roulette russa, gli alpinisti lo sanno e le cordate che lasciano il Tabaretta in piena notte con le lampade frontali a illuminare la crepacciata terminale fanno la prima parte della via di corsa per togliersi da li’ il piu’ velocemente possibile. A volte pero’, non corrono forte abbastanza.

Il secondo morto invece origina sui Cadini di Misurina sulle dolomiti orientali. Il primo di una cordata pare sia volato sul secondo tiro della via Dulfer all’omonimo campanile (relazioni qui e qui) e si sia rotto tutto dopo 30 metri di volo.

La via e’ un V max poco protetta con la lunghezza chiave proprio in quel secondo tiro in cui e’ avvenuta la tragedia, sono 50 metri con 2 chiodi e 2 clessidre. Ora, per fare 30 metri di volo da primo bisogna volare con l’ultima protezione che ha tenuto 14 metri sotto i piedi, e a me mi pare MOLTO strano che su una via di V in dolomite non ti accorgi che l’ultimo chiodo o clessidra sono 5 piani sotto di te e non metti niente? Un cordino? Un nut? Un friend? Un chiodo? Uno spit? Qualcosa cazzo…

Delle 2 l’una, o questa via e’ improteggibile e questo va segnalato meglio sulle relazioni, copiando ad esempio dalla scala dei gradi inglesi che accorpa alla valutazione della difficolta’ pura quella dell’esposizione, del rischio e della difficolta’ a proteggersi (i vari E1, E2, E19 ecc.) o da quella ammerigana che mette un commento sul rischio accanto al grado tecnico (“R” per pericoloso, “X” per potenzialmente mortale) oppure piu’ semplicemente l’arrampicatore ha saltato delle protezioni in loco o non ne ha messe di aleatorie o le ha messe male e si e’ messo “da solo” in condizione di farsi mooolto male.

Invece il subbacquo l’hanno trovato a 12 metri ancora legato alla sua boetta… Talkin’ ’bout extreme sports…..

 

strisciata di desolazione

Macerie part. 2

Dopo il grande successo di pulizie di primavera, la seconda puntata della saga sulle macerie.

Notare come in un tempo manco troppo remoto, in mezzo al mio muro ci fosse una porta, e notare anche come GRAZZIADDIO ci fosse una porta, perche essa fornisce l’unico pezzo di muro un minimo stabile praticamente di tutta casa… Perche intorno ci sono nientepopodimeno che LE PISANELLE! che sarebbero una specie di scatole (vuote) fatte di pianelle 2 x 10 x 20. Particolare del Buco che si crea quando si martella (anche piano eh…) una di queste cazzo di pisanelle dimmerda nella terza immagine.

Queste invece sono 2 strisciate di immagini rappresentanti la tristezza, come gli oggetti di tristezza cantati da Vinicius Dumarones @ il ruggito del coniglio (la calza contenitiva, il reggipetto color carne, il cestino del pranzo dell’asilo con il nome scritto su un cerotto, il nano da jardino, giusto per citarne alcuni).

La prima strisciata rappresenta la tristezza racchiusa in questa frase: “tutte le case sembrano piu’ grandi senza mobili, meno la mia.”

La seconda invece rappresenta la tristezza del fatto che quello e’ il panorama che si vede dal terrazzo condominiale posto sopra il tetto del palazzo. E io non ci posso andare perche c’e’ accesso solo dal terrazzo del vicino del piano di sopra…

Vecchio post emo

Cosi’ Elisa e’ soddisfatta :)

Guardo le candele.
Sono tante, sono almeno 7 o 8.
Forse sono troppe…
Ci addormenteremo come dei cretini, la fiamma si abbassera’ a livello del tavolino, brucera’ un fazzoletto, poi il pacco di sigarette, poi il  tavolino, poi la moquette e poi i maledetti muri di legno e moriremo tutti.
Non succedera’. Figurati se succede. Non succede mai.
Guardo le candele.
Nella penombra soffocata della stanza satura di fumo danno una luce piacevole da fissare, non sono ne’ buio ne’ una lampadina, non danno fastidio e non mettono paura.
Potrei stare qui per ore.
Sono qui a guardarle da ore.
Mi accendo la milionesima sigaretta della giornata, ci metto il giusto tempo, la tengo per il filtro e la faccio girare tra i polpastrelli a un millimetro dalla fiamma. Poi quando vedo che la carta brucia giro piu’ veloce e la allontano di un po’.
Potrei continuare per molti minuti.
Lo sto facendo da molti minuti.
Ha un che di erotco titillare la punta della sigaretta in questo modo, sempre lili’ per accendersi pero’ sempre un niente distante.
Si capisce, no? Anche se e’ una sigaretta.
Guardo l’accendino (“bic, grande, possibilmente nero… si che c’e’ lo vedo da qui… no dietro a quello li’, ho detto DIETRO, si esatto, grazie”) appoggiato sopra il pacco di sigarette. [la fiamma si  abbassera’ a livello del tavolino, brucera’ un fazzoletto, ESPLODERA’  l’accendino, brucera’ tutto il quartiere e tutta l’europa occidentale] (Non succedera’. Non succede mai.)
Lo prendo in mano, premo il pulsantino rosso e lo avvicino a una candela. Si accende. [graziealcazzo]
Se lo allontano fino a qui non si accende che dopo 5 secondi che tengo schiacciato e fa una piccola vampata.
Se continuo a tenere premuto si rompe. E’ una cosa che te la dicono fin da quando sei piccolo. Se tieni un accendino troppo acceso si fonde  una roba dentro e si rompe.
Ti esplode in mano, ti cava gli occhi, ti strappa i vestiti, diventi negro e ti muore la mamma.
Chissa’ quanto tempo ci va perche’ questa notevole sequenza di eventi prenda corpo… Saranno almeno 15 secondi che e’ acceso adesso, mi metto a contare 21, 22, 23 secondo me conto troppo lento, e la fiamma e’ troppo bassa, cosi’ non fondera’ mai 37, 38, 39…
Bah quante cazzate ti dicono fin da quando quando sei piccolo, scommettiamo che non si rompe niente? 80, 81, 82, 83…
Scotta sul pollice, vedo la fiamma ondeggiare e salire e scendere rapidamente… vavvedere che alla fine qualcosa succede davvero 135, 136, 137 devo tenere schiacciata la linguetta con la punta dell’unghia senno’ non riesco a tenere il dito vicino alla rotella che e’ a contatto
con la fiamma da quanto scotta. Mi sa che cedo prima io della plastica, magari con un accendino piu’ del cazzo tipo quelli dei marocchini sotto casa esplode prima [nota: comprare accendino del cazzo da marochino sotto casa] 158, 159, 160 boh direi che basta anche cosi’, non credo che diventera’ piu’ caldo ne’ tantomeno che esplodera’ se non e’ successo fino ad ora. Salto via il pollice e ci mette 3 secondi per spegnersi.
AH! Allora l’hai sentita un po’ cazzo!…
Bene. Primo round a me. Mi passo la lingua sul dorso della mano, sopra la ciccia tra pollice e indice. Disinfetto preventivamente. Giro l’accendino spento a testa in giu e lo lascio a 1 millimetro dalla pelle.
Sisi, primo round decisamente a me. Premo.
Chiudo gli occhi. Conto 1, 2, 3, 4 maledico ogni secondo speso a tenere acceso quell’affare, 8, 9, 10, 11 continuo a pensare che secondo me conto troppo piano 15, 16, 17, 18. Basta. Tolgo il metallo dalla carne e constato che non profuma di grigliata. Sta gia facendo una bolla e c’e’ una parte senza pelle esposta. Rimarra’ il segno. Pari. Un round a
testa. Secondo me alla fine e’ andata pari.
Neanche questa volta sono riuscito a piangere. Idee sul come fare?

BUM! Headshot!

A parte che mi fa come sempre un po’ specie vedere come l’esecuzione sommaria di un uomo, seppur deplorevole, sia considarato un trionfo della democrazia (cit.), a parte che mo’ interrogatelo, se vi riesce, a parte che morta una marionetta se ne fa un’altra, a parte tutto, non posso non condividere questo.

Segnatevelo tra l’altro agoraVox.it che sono simpatici

Aruba.it down, mezza italia offline

e io rido :) Un po’ perche’ cosi’ la gente impara che se paghi un hosting 30 euro l’anno poi esso vale 30 euro l’anno, non 40, non 31. Un po’ perche questi di aruba sono delle merde colla targa (storie qui) che si sono venduti autistici/inventati alla postale, un po’ perche a me mi si attaccano ai coglioni colle zanne se facciamo 30 secondi di buco su un servizio in croce e un po’ perche’ riportiamo la prospettiva di “”cloud”” italiano su un piano di realta’, e questi vogliono fare le centrali nucleari…

Dio c’e’, e e’ sysadmin!

[Little] Red Riding Hood

Era gia’ ovvio prima di entrare che sarebbe stata una cazzata, quello che non era ovvio e’ che il “film” non soddisfa NESSUNA delle moltissime (moltissime. Non sto nemmeno ad enumerarle perche senno’ non finiamo mai, mi venga d’aiuto e da esempio un solo link…) aspettative pseudo-post-pedofile che uno GIUSTAMENTE avesse potuto avere. E si che e’ V.M. 14…

Peccato, avevo visto gli occhioni e il bustino e “che occhi grandi che hai!” nel trailer e mi ero preso bene…

L’unica nota simpatica e’ il simpatico merge tra little red riding hood e lupus in tabula (regole qui), quello fa sorridere e vedremo di farci venire delle idee intelligenti per fare simile quando giocheremo lupus al weekend di orientamento di Intercultura.

Non e’ vero, non e’ l’unica, come al solito wikipedia fa le sue magie e scopriamo grazie a questa cazzata di film che esiste un sistema internazionale di classificazione delle favole basato su morfologia e leit-motif. Si chiama Aarne-Thompson, sta qui e LRRH e’ classificata tra le “fairy tales”, sotto-voce “supernatural opponents”, come raperonzolo.

Molto bene…

the Lord is my shepherd, I shall not want… [no, this is not a christian blog.]